Titolo al Milan, il Cagliari torna in "B"

Game Over. Finisce qui. Mai campionato è stato così incerto fino al termine. C’è voluta l’ultima giornata per definire una classifica corta ed intasata. Il titolo va al Milan - che batte il Sassuolo in trasferta – quindi nessun colpo di scena finale. I due punti di distacco che si portava dietro l’Inter alla fine sono risultati un abisso. Nelle ultime cinque giornate i rossoneri non hanno sbagliato nulla, sono stati di una regolarità impressionante mentre l’Inter paga una delle pochissime distrazioni del campionato, quella del proprio portiere a Bologna.
Mi dispiace per Radu, buon portiere che purtroppo verrà ricordato per la sua papera eclatante che è costata lo scudetto ai nerazzurri. Questo è il calcio dove i ricordi belli si cancellano presto e rimani nella memoria collettiva per i tuoi incidenti di percorso: un rigore sbagliato, un gol clamorosamente mancato all’ultimo minuto e appunto una papera colossale. Alle soddisfazioni morali e sportive per i rossoneri si aggiungeranno quelle materiali: ogni singolo calciatore riceverà circa 200 mila euro che moltiplicati per l’intera rosa si arriva a toccare i 5,5 milioni di euro. Bene Paolo Maldini che ha dimostrato come dirigente di essere altrettanto bravo che come giocatore. Bravo anche Stefano Pioli che finalmente ha visto un giusto riconoscimento alle sue doti di allenatore. In ogni caso la capitale del calcio italiano resta Milano, tallonata da Napoli che ha sprecato un’occasione enorme buttando dalla finestra un titolo che, contro ogni pronostico, poteva conquistare. Peccato.
Anche in Europa League il pronostico è stato rispettato, con le due romane qualificate, il che è quasi un successo per i due allenatori, agli antipodi per carattere quasi simili per carisma. Sarri è riuscito a far innamorare il cerbero Lotito che, da persona intelligente quale è, dopo aver subito la scelta, adesso ha capito che può iniziare un ciclo. Mourinho ha fatto crescere la passione dei tifosi con il suo essere Mourinho e portando i giallorossi ad una finale europea (che ora, dopo la qualificazione, affronterà con maggiore serenità). Dietro ha steccato l’Atalanta che è riuscita a perdere anche l’ultima in casa con un incredibile Empoli (ottima stagione quella dei toscani) confermando una stagione no. La Fiorentina, invece, si toglie la soddisfazione di battere finalmente la Juventus (2-0) e qualificarsi in Conference League, anche se, secondo me, i viola potevano aspirare a qualcosa di più. Capitolo retrocessioni. Continua la bella favola della Salernitana che nonostante il 4- rimediato in casa dall’Udinese resta in serie A. Complice anche un Cagliari inconcludente che nella sua partita più importante, contro una squadra retrocessa non è riuscito ad andare oltre lo 0-0. Quella del Venezia è stata più una prestazione dal muoia Sansone con tutti i filistei È il triste epilogo di un campionato che ha visto retrocedere la storia del nostro calcio: Il Genoa e il Cagliari. Credo, però, che questa retrocessione per i liguri sia più salutare di una vittoria. Erano troppi anni, ormai, che si trascinavano nei bassifondi della classifica. Adesso c’è la possibilità di azzerare tutto ed iniziare un nuovo progetto, speriamo meno confuso dell’ultimo.
Idem per il Cagliari che di confusione ne ha da vendere. Il destino sembrava avergli messo su un piatto d’argento la salvezza ma evidentemente con una Salernitana implosa su sé stessa, sotto di tre gol al primo tempo e di fronte una squadra in disarmo che non aveva nulla da pretendere, non ha saputo sfruttare questa grande e unica occasione. Cosa ci resta di tutto questo? Un campionato livellato verso il basso, pieno zeppo di stranieri (anche nelle squadre Primavera), incapace di affascinarci con qualcosa di nuovo. Forse è il caso, da parte dei club, di fare una riflessione più attenta sull’utilizzo dei nostri ragazzi che poi sono il patrimonio del nostro calcio, che rappresentano la continuità di un Paese che non è secondo a nessuno per risultati, imprese e titoli.
Anche il compassato CT della Nazionale, Roberto Mancini, alla fine è scoppiato “Negli ultimi 4 anni è successo poco e infatti in Nazionale siamo sempre gli stessi. La prima cosa è dare più fiducia agli allenatori come ha fatto il Milan con Pioli: due anni fa sembrava dovesse andar via, oggi sta vincendo il campionato. Molti tecnici non fanno giocare i giovani perché hanno paura di sbagliare". Possiamo dargli torto? È vero che è un problema strutturale con solo il 32% di calciatori italiani che giocano nella massima serie ma di giovani talenti ne abbiano, non posso credere il contrario, ma non riescono a trovare spazio per privilegiare il business a tutti i costi.
La mancata qualificazione al Campionato del Mondo per 2 edizioni consecutive non è né può essere un caso. Le ragioni sono profonde e la soluzione va ricercata in un cambio di modello e di cultura calcistica dove l’allenatore potrebbe diventare una figura chiave. Prendiamo Josè Mourinho, appena arrivato in una città capace di schiacciarti con il solo pensiero. Eppure, ha fatto esordire molti giovani, quasi dei ragazzini, che non solo hanno risolto partite decisive ma hanno dato un contributo importante a portare la Roma in Europa League, classificandosi dopo i quattro mostri sacri e in finale di Conference League, vinta alla grande con il 26° trofeo della sua carriera.
Ecco, lasciamoci con queste riflessioni sperando che l’allenatore ritorni a fare l’allenatore e i presidenti di società i presidenti di società.